Aristotele e la logica

LA LOGICA

La logica è uno degli aspetti più studiati e approfonditi nel corso dei secoli. 

Aristotele la colloca al di fuori del quadro di sistemazione delle scienze. La logica non rientra nell'ambito delle scienze teotetiche, pratiche o produttive, ma si occupa della forma che devono avere i vari tipi di ragionamento di cui esse si avvalgono. 
 
La logica studia le regole e i principi che rendono corretta l'inferenza, ossia il passaggio, in un ragionamento, da premesse conosciute e affidabili a una conclusione nuova e valida.


⬥LE OPERE DI LOGICA
 
Le opere logiche di Aristotele i sono pervenute come una raccolta ordinata di trattati, riuniti in un corpus unitario nel I. secolo a.C. 
La raccolta si designa con il termine "Òrganon", che significa strumento.

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La logica è appunto, lo strumento che regola l'arte di ragionare e costituisce la base su cui le scienze costruiscono i propri discorsi.

Ci sono dei principi generali del pensiero e del ragionamento che non si possono violare, pena la non correttezza dei ragionamenti stessi e quindi delle singole scienze.
La logica di Aristotele non è convenzionale ma si basa sulla struttura stessa della realtà.
"La verità dei concetti e dei ragionamenti è basata sulla realtà delle cose, cioè sulla loro sostanza".


⬥GLI OGGETTI DEL DISCORSO: I CONCETTI
 
I concetti sono i mattoni fondamentali del ragionamento. 
Ad ogni concetto corrisponde un ente della realtà

Il concetto di una cosa esprime l'essenza della cosa stessa, rappresentabile attraverso una definizione.
L'unione di uno o più concetti forma la proposizione.


I concetti hanno due caratteristiche:

  1. estensione = capacità di un concetto di riferirsi ad un certo numero di cose. Il numero di cose a cui può riferirsi il concetto può essere più o meno ampio; ad esempio: il concetto di "animale" è più esteso del concetto di "uomo" poiché gli esseri umani sono in numero minore rispetto alla totalità degli animali.
  2.  comprensione = numero di caratteristiche specifiche che rientrano nella definizione del concetto; ad esempio, il concetto di uomo contiene le caratteristiche di "animale" e "razionale".
    Estensione e comprensione sono inversamente proporzionali: più aumenta l'estensione (=più caratteristiche specifiche definiscono il concetto), più diminuisce la comprensione (=minore è il numero di enti cui il concetto di riferisce).

A questo proposito, bisogna parlare di genere e di specie.
Genere = l'ambito più generale possibile a cui un concetto può appartenere.
Specie = ambito più ristretti che dividono il genere al suo interno attravero differenze specifiche


Le differenze specifiche non sono altro che differenze che distinguono tra loro concetti che appartengono allo stesso genere.
Genere e specie sono collegate e fanno parte di ogni definizione . 


*Usando la coppia genere-specie, ogni volta che definiamo un ente lo colleghiamo al suo genere prossimo e ne indichiamo al tempo stesso la differenza specifica.* 
 
La specie ha più caratteristiche ma è riferibile a un limitato numero di soggetti. Si può dire che ha una comprensione maggiore ma una estensione ridotta.
Il genere ha meno caratteristiche ma è riferibile ad un ampio numero di soggetti. Quindi ha una comprensione minore ma una vasta estensione.


Ai due estremi della scala dei concetti (che corrisponde alla scala degli enti) troviamo:

  • sostanze prime (individui) = massima comprensione e minima estensione;
  •  categorie (generi sommi dell'essere) = massima estensione e minima comprensione.

Egli parte dalla definizione dei concetti, le unità minime dotate di significato, e dalla loro classificazione in base all'estensione e all'intensione.
In secondo luogo analizza la struttura delle proposizioni, in particolare di quelle dichiarative (quelle che dicono qualcosa della realtà); 
solo queste infatti rientrano nel dominio della logica, potendo essere giudicate vere o false.

Tali proposizioni sono di quattro tipi:
  1. universali affermative 
  2.  universali negative 
  3.  particolari affermative
  4. particolari negative 

Tra esse possono sussistere vari tipi di relazione, le più importanti delle quali sono quelle di 
contraddittorietà e contrarietà.

Aristotele poi passa a considerare i ragionamenti veri e propri, 
distinguendoli in due grandi tipologie: 
  • ragionamenti deduttivipartono da premesse universali per giungere a conclusioni particolari; vi sono inferenze conclusive e necessarie
  • ragionamenti induttivi, si parte dai casi particolari per arrivare ad una affermazione universale; non è conclusivo e nemmeno necessario
Per Aristotele l'unico ragionamento scientifico è quello deduttivo e lo definisce  sillogismo.
Il sillogismo è una forma di ragionamento deduttivo composto da tre proposizioni:
1. premessa maggiore;
2. premessa minore;
3. conclusione.
La conclusione è l'affermazione che deve essere provata come vera. 
Le due premesse contengono le ragioni per cui la conclusione deve essere vera.

Esempio:
1. premessa maggiore: "ogni animale è mortale";
2. premessa minore: "ogni uomo è animale"
3. conclusione: "ogni uomo è mortale.


Regola: la premessa maggiore ha un'estensione più ampia della premessa minore.

*La necessità della conclusione deriva dalla presenza del termine medio (=animale)  che risulta contenuto nel termine maggiore (=mortale) e include in sè il termine minore (=uomo)*

I logici medievali aggiunsero altre figure al sillogismo, includendo anche termini singolari.
Tutti gli uomini sono mortali
 
 Elementi del sillogismo:
  1.  termine medio  un concetto con un'estensione media ed è contenuto in entrambe le premesse;
  2.  termine maggiore = estensione maggiore, contenuto nella premessa maggiore e nella conclusione come predicato;
  3.  termine minore = estensione minore, presente nella premessa minore e nella conclusione come soggetto.
- Perché un sillogismo sia vero, oltre che valido dal punto di vista formale, occorre che le premesse siano vere; 
in caso contrario si può avere un sillogismo valido ma falso. -
 
Secondo aristotele, ci sono alcuni principi primi, universali ed evidenti che vengono colti in maniera intuitiva dall'intelletto.

I principi primi che devono essere assunti come base di ogni ragionamento sono tre:
1. principio di identità: A è uguale ad A, in uno stesso contesto;
2. principio di non contraddizione: in uno stesso contesto, A non può essere contemporaneamente contrario e uguale a B;
3. principio del terzo escluso: A è B oppure non B; non c'è una terza possibilità.
 

⬥IL QUADRATO LOGICO
Il quadrato delle opposizioni è un diagramma che rappresenta i diversi modi in cui ciascuna delle quattro proposizioni del sistema è logicamente correlata ('opposta') alle altre.

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Il sistema è anche utile per l'analisi del sillogismi, perché serve ad identificare le conversioni logiche consentite da un tipo all'altro.
 

Aristotele e la Poetica

LA POETICA


Aristotele individua una duplice funzione dell'arte:  
  • conoscitiva  
  • catarticapossibilità di "alleggerimento" e "purificazione" dello spettatore dalle passiomi che lo tormentano nel più profondo dell'animo.
Per quanto riguarda la prima, egli ritiene che si fondi sulla tendenza naturale degli uomini alla rappresentazione della realtà mediante le parola, i suoni e le immagini

L'arte costituisce per lui la prima forma di conoscenza della realtà, e, proprio perché connessa alla conoscenza, risulta fonte di piacere e di gratificazione.
Per Aristotele l'arte è imitazione

Il valore del testo poetico risiede proprio nella capacità di trasferire gli avvenimenti o gli oggetti su un piano che trascende la situazione contingente in cui essi si sono svolti o manifestati, rendendoli comprensibili da tutti gli uomini

A questo proposito Aristotele afferma che l'arte non ha come oggetto il ''vero'', ma il ''verosimile'', non quello che accade, ma quello che potrebbe accadere ''secondo verosimiglianza e necessità''. 

L'artista, non riproduce un caso particolare, ma ciò che potrebbe verificarsi in tutti le situazioni analoghe a quelle che si accinge a narrare
Per questa sua peculiarità, l'arte è simile alla filosofia: coglie l'essenza delle cose, il loro significato profondo e universale; inoltre, rispetto alla storia, la poesia consente una maggiore chiarezza intellettuale e un approfondimento morale degli avvenimenti narrati. 

Al di là di quella conoscitiva, Aristotele riconosce all'arte anche un'altra importante funzione definita ''catartica'' e consistente nella capacità di liberare e ''purificare'' l'uomo dalle passioni assistendo alla loro rappresentazione sulla scena 
                                                 
gli spettatori provano una sorta di ''identificazione'' e nello stesso tempo di ''sfogo'' delle proprie passioni individuali che diventano, così, meno nocive e insidiose.

Aristotele e l'etica e la politica

L'ETICA E LA POLITICA

L'etica e la politica di Aristotele sono le due scienze che egli definisce "pratiche" in quanto non hanno un fine in se stesse ma sono perseguite in vista dell'utile
Esse riguardano la condotta degli uomini e gli obiettivi che questi vogliono raggiungere, sia come individui, sia come membri di una società politica
In particolare, studiano le condizioni che permettono di conseguire la felicità, considerata il fine supremo.


⬥IL FONDAMENTO CONCRETO DELL'ETICA ARISTOTELICA
 
L'etica è quindi una scienza pratica, che si occupa del comportamento del singolo

Il suo oggetto fondamentale è rappresentato dalla ricerca e dalla determinazione del significato della felicità.
 

Aristotele non si basa su principi astratti, ma muove dall'osservazione delle situazioni reali, degli usi e dei costumi dei popoli.
 

Quella aristotelica è una posizione che si può considerare attuale in relazione alla nostra società.
 

L'etica si occupa dei modi di agire e di vivere degli uomini, che:
  • sono diversi gli uni dagli altri a seconda del tempo e del luogo in cui si esplicano
  • dipendono dalla libera volontà delle persone

⬥LA RICERCA DEL "GIUSTO MEZZO"
 
Il modello a cui Aristotele si ispira non è più quello chiuso e ristretto di una casta sacerdotale o del ceto aristocratico (Parmenide e Platone), ma quello moderato tipico della classe media, che gode di buone condizioni economiche e che è decisa a mettere il più possibile a frutto le risorse sociali e umane di cui dispone.

L'orizzonte entro cui questa visione etica si colloca è ancora la pólis, ma priva delle aspettative utopistiche di rigenerazione e rifondazione che avevano caratterizzato lo Stato platonico. 
Ora, infatti, l'aristocrazia cittadina rifugge dalle ambizioni del potere e cerca uno stile di vita più concreto e moderato

L'etica aristotelica rivela un grande realismo nell'affrontare le questioni della vita pratica, rifuggendo da ogni estremismo idealistico -> etica possibile, alla portata di ogni uomo

Sul piano filosofico la virtù appropriata è il "giusto mezzo", cioè l'equilibrio tra i due estremi del difetto e dell'eccesso.

ES Virtù:
-         viltà                    - CORAGGIO -            temerarietà 
(chi scappa per paura)                                   (chi va incontro al   
                                                                  pericolo senza protezione)

-        avarizia             - GENEROSITÀ -      prodigalità

-       indolenza         - MANSUETUDINE -      irascibilità

Nel comportamento morale non si possono dare regole assolute e dunque non può esserci una misurazione rigorosa del giusto mezzo valida per tutti
La sua determinazione è affidata alla saggezza pratica che varia in relazione al soggetto e alle condizioni oggettive.

⬥LA FELICITÀ QUALE FINE DELL'ETICA
 
Il fine dell'etica è la felicità, la quale coincide con quella condizione di benessere che l'uomo sperimenta quando sta bene con se stesso, con gli altri e con il proprio ambiente

Per Aristotele esistono 3 forme di vita possibili, a seconda del fine che gli uomini perseguono scegliendo di assecondare una delle parti della propria anima:
  1. vita edonistica (uomini volgari)                                             FINE: piacere del corpo
  2. vita politica (chi ambisce all'onore)                                            FINE: prestigio connesso con le cariche pubbliche                
  3. vita teoretica/contemplativa (solo pochi)                            FINE: conoscenza della verità
1+2+3⇛ vita dell'uomo sapiente e virtuso, che esercita le virtù proprie dell'anima razionale

Virtù: disposizione abituale e costante ad agire secondo ragione.

virtù dianoetiche ("intelletto") : esercizio stesso della ragione.
  • sapienza, ideale di vita riservato a pochi (saggi e filosofi - conoscenza disinteressata delle cose più alte universali)
  • saggezza*, via privilegiata per raggiungere la serenità e l'equilibrio (capacità di adattarsi alle circostanze e di cogliere i principi primi -giusto mezzo/fine considerato nuovo-)       --------> accessibile a tutti*
  • scienza (capacità dimostrativa)
  • arte (capacità di produrre oggetti) 


virtù etiche ("costume/comportamento") : disposizione a vivere secondo ragione, cioé dominare con razionalità gli impulsi sensibili
  • giustizia (fondamento politica)
  • magnanimità
  • temperanza
  • moderazione






⬥L'UOMO COME "ANIMALE POLITICO"

✯ aspetto sociale dell'uomo 

Modello⇛ pòlis ateniese

La proposta politica di Aristotele era di grande equilibrio e realismo. 

Essa è fondata sulla concezione dell'uomo come animale politico, cioè sulla considerazione che l'uomo, senza la società e senza la famiglia, non ha la possibilità di realizzare la propria essenza

Il compito primario della politica è quello di assicurare le migliori condizioni di benessere per i cittadini

La vita deve perseguire la giustizia
Essa consiste nella ricerca dell'equilibrio e dell'equità in relazione a se stessi e agli altri e coincide con il rispetto delle giuste leggi dello Stato era corretta distribuzione degli onori e delle risorse secondo i meriti di ciascuno.




modello biologicofamiglia



Aristotele analizza con grande attenzione i molteplici rapporti di questa importante e cellula della società, ad esempio le relazioni tra il marito e la moglie e figli

La moglie è una persona libera, ma è sottomessa all'autorità del marito in quanto non gode pienamente dei diritti giuridici
Secondo Aristotele, la donna anche psicologicamente non è idonea a svolgere compiti di direzione e di comando.

L’autorità del padre sui figli maschi dura invece fino a che questi non raggiungono l'età adulta, divenendo a loro volta capi di un'altra famiglia.


Lo schiavo è visto come un essere molto vicino alle bestie, in quanto del tutto privo di diritti e dedito soltanto al lavoro e all'obbedienza.

Egli viene definito “strumento animato”.
Nell'antica Grecia la schiavitù era considerata un’istituzione naturale

Aristotele affermava che alcune razze asiatiche erano da ritenersi “schiave per natura”. 

Egli però affermava anche che la cattura del nemico in guerra non doveva comportare la sua riduzione in schiavitù e che se gli altri fossero stati in grado di arare da soli non ci sarebbe stato bisogno di schiavi.