Socrate e la cultura del dialogo

Socrate, pur condividendo con la sofistica il nuovo interesse per l'uomo e per la parola, si distingue da essa per una particolare attenzione dei valori dell'interiorità e della ricerca della verità.

IL CONTESTO IN CUI VIVE E OPERA SOCRATE

Socrate opera e vive in un clima difficile
  • da un lato Socrate si propone di combattere le posizioni relativiste della sofistica
  • dall'altro egli deve subire l'ostilità delle classi conservatrici che assimilavano in modo superficiale la sofistica, nei suoi aspetti più negativi, alla filosofia in generale. 

Un esempio di tale differenza verso la filosofia è fornito dalla commedia Le nuvole di Aristofane, in cui Socrate è rappresentato come un personaggio strano, dedito a inutili ricerche di carattere naturalistico, che filosofeggia alla maniera dei sofisti di ultima generazione.
Alla fine della commedia, un cliente deluso, in quanto non ha appreso da Socrate né nuove conoscenze né una nuova arte, incendia il pensatoio (ossia si libera dei filosofi). 

Questa scena ci fa capire il dramma di Socrate, l'uomo giusto e saggio, che nel 339 a.C sarà condannato a morte dal tribunale di Atene

Per nessun'altra personalità filosofica possiamo parlare di una così totale compenetrazione tra pensiero e vita, tra filosofia e azione, tra privato e pubblico; è questa coincidenza che fa di Socrate il filosofo per eccellenza.


UNA FIGURA STRAORDINARIA

Socrate non scrisse nulla, egli preferiva il contatto immediato con le persone, in particolare i giovani.

Sulla sua figura e sul suo pensiero abbiamo molte testimonianze indirette, tra cui spicca quella di Platone, che fu suo discepolo e può considerarsi il più attendibile interprete del pensiero del maestro

Socrate è anche il protagonista di altri scritti, detti Discorsi socratici, composti da vari suoi seguaci come Eschine, Anistene, Senofonte. Ci sono inoltre pervenute, brevi considerazioni nella Metafisica di Aristotele

IL PROCESSO E LA CONDANNA DI SOCRATE

Socrate fu processato e condannato a morte nel 399 a. C. ad Atene, poiché era visto come un elemento destabilizzante per i nuovi equilibri politici di quel tempo.

Egli fu accusato e riconosciuto colpevole di:
  • non onorare gli dei della sua città, e di aver addirittura inventato nuove divinità
  • aver corrotto i giovani
Tutto questo era perché il nuovo governo lo temeva.
Socrate metteva in dubbio ogni cosa: si chiedeva "perché?" di ogni cosa, per questo avrebbe potuto cambiare nuovamente il sistema politico appena adottato.

Inoltre Socrate fu condannato dalla maggioranza di una giuria popolare composta di cinquecento persone.


LA MORTE COME EMBLEMA DI COERENZA

La morte fu il sigillo estremo della grandezza spirituale di Socrate.
la condanna fu eseguita soltanto dopo un mese. 
Egli trascorse serenamente in carcere quel periodo di attesa, conversando con gli amici, rifiutandosi di evadere. L'ultimo giorno, bevve con serenità la cicuta e si suicidò avvelenandosi.

La morte di Socrate può essere interpretata come l'atto conclusivo e il drammatico coronamento di un'esistenza vissuta all'insegna del rigore morale e del perfezionamento interiore.


UNA VITA DEDICATA ALLA RICERCA

Socrate inizia la sua ricerca recandosi presso gli uomini che avevano fama di grande sapienza 

Andò inizialmente da un importante uomo politico che, pur ritenendosi molto saggio, si rivelò essere totalmente il contrario. 

Ebbe diverse conversazioni anche con altre "persone importanti", o che almeno si ritenevano tali, e capì che ognuno di loro conosceva molto sulla propria arte, ma nulla sul resto del mondo.

-Socrate è il più saggio perché sa di non sapere-

Socrate è stato condannato anche perché costringe gli uomini a dubitare di loro stessi e della loro sapienza.

LA NECESSITÀ DI DEFINIRE I TERMINI

Chiunque entrasse in contatto e in amicizia con Socrate, sentendolo parlare, veniva influenzato tantissimo dal suo modo di pensare. 

Egli  dunque metteva in crisi coloro con cui dialogava, insinuando in loro il dubbio

In particolare lui insegnava a non accettare mai idee o giudizi 
 senza conoscere fino in fondo il loro significato.

Ai suoi interlocutori, Socrate poneva la stessa domanda: "Tu parli del bene della città, del rispetto dei genitori, della santità, della religione, della virtù, del coraggio, ecc. Ma ti sei mai chiesto che cosa sono il bene, il rispetto, la santità, la religione, la virtù, il coraggio, ecc.?"
Socrate non arrivò a formulare concetti universali, né fu in grado di fornire la definizione di bene o di virtù.
 

Il suo intento fu: 
  • da un lato quello di dimostrare che coloro che si credevano sapienti, in realtà non lo erano affatto, in quanto non conoscevano in profondità ciò di cui parlavano
  • dall'altro quello di pervenire a una definizione soddisfacente dell'argomento trattato, che consentisse un accordo linguistico e concettuale tra gli interlocutori.

IL METODO SOCRATICO

Il metodo adottato da Socrate si componeva di due momenti fondamentali:
  1. l'ironia, critico e "negativo", riduzione all'assurdo delle tesi dell'avversario allo scopo di renderlo consapevole della propria ignoranza.
  2.  la maieutica, costruttivo e "positivo", arte di far partorire agli intrlocutori verità scaturite da un esame interiore  (conosci te stesso).
- Socrate non poteva proporre nuove conoscenze dal momento che non era esperto in nulla (sapeva di non sapere). 

- Egli doveva esaminare e mettere alla prova i giovani, per capire se le loro intelligenze fossero valide o meno.
 

Il contesto educativo era quello del dialogo tra amici. Perché il dialogo conseguisse gli esiti desiderati era necessario che ci fosse fiducia reciproca e una comune aspirazione alla verità.

Socrate concepiva la sua missione ad un invito a ragionare.

Egli non intendeva l'istruzione come un trasferimento di concetti e nozioni dalla mente dell'insegnante a quella dell'alunno, bensì come uno strumento per aiutare a riflettere e trovare una soluzione personale ai problemi.

IRONIA

Dialogando con i suoi interlocutori, Socrate chiedeva loro di puntarsi su un particolare tema (esempio: coraggio, bene) e mostrava in primo luogo di accettare il loro discorso valido.
Egli dichiarava di non conoscere l'argomento in questione
Pian piano risultava chiaro che anche l'interlocutore non sapeva realmente cosa fosse ciò di cui si parlava.
Ecco che la "maschera" dell'ignoranza si rivelava lo strumento più efficace per mettere a nudo l'ignoranza altrui.

MAIEUTICA

Qui lo scopo era quello di far capire quanto fosse importante ricercare sempre ed incessantemente la verità.
Egli affermava di svolgere lo stesso lavoro della madre, che era una levatrice, con la differenza che egli faceva partorire le menti e non le madri.