L'argomento del terzo uomo

Il Problema

Il dualismo platonico, la netta distinzione tra il mondo sensibile dell'opinione (dòxa) e quello razionale della scienza (epistème) porta Platone a un problema che lo costringere a modificare sostanzialmente la sua "teoria delle idee": che tipo di rapporto c'è tra le idee e le cose? Infatti se le cose esistono e sono conoscibili solo grazie al fatto che si basano sulle idee e ad esse rimandano (ricordiamo che senza l'idea di cavallo non potremo ne conoscere i cavalli e, nemmeno, questi esisterebbero), resta da definire che rapporto vi sia  tra le cose e l'idea che le determina in quanto sua condizione di conoscibilità ed esistenza.



Prima Ipotesi: la Mimesi o Imitazione

Definizione: le cose sensibili sono copie delle idee, archetipi (modelli) perfetti che si trovano nell'iperuranio







Problema: in che modo avviene questa copiatura o imitazione? Se nel caso della statua raffigurante un uomo è l'artista che copia un modello umano, nel caso delle cose sensibili si deve forse immaginare un artista (demiurgo) divino che copiando le idee crea il mondo delle cose sensibili? E' una risposta possibile, ma insoddisfacente sul piano logico e metafisico



Seconda Ipotesi: la Metessi o Partecipazione 

Definizione: significa che le cose sensibili sono parte (partecipano) dell'idea ad esse corrispondente. Per esempio: i cavalli che noi vediamo sono parte dell'idea di cavallo (sono quindi compresi dentro l'idea di cavallo); o la mia azione virtuosa è parte dell'idea di virtù.



Problema: ma in questo modo non vi è il rischio che l'idea venga a coincidere con le cose sensibili e quindi perda il suo carattere di immutabilità, universalità, eternità e, quindi, non possa più essere i lfondamento di una consocenza assoluta?


Terza Ipotesi: la Parusia o Presenza
Definizione: nelle cose sensibili è presente l'idea ad esse corrispondente




Problema: ma anche in questo modo non si rischia, facendo coincidere l'idea con le cose sensibili, di frantumare l'idea in tante idee? Se, per esempio, l'idea di cavallo è posta "dentro" ciascuno dei singoli, molteplici e mutevoli cavalli sensibili, non si avrà come risultato che anche l'idea di cavallo diverrà molteplice e mutevole? Non si avranno tante idee di cavallo quanti sono i cavalli? Ma, allora, come è possibile basare su essa una conoscenza universale e immutabile?

Argomento del "Terzo uomo" o, nel nostro caso, del "Terzo Cavallo" (Aristotele)
Il problema: tale obiezione che mina la teoria delle idee fu mossa da Aristotele al suo maestro Platone, in realtà Platone aveva già presente questa difficoltà che lui stesso espone in una sua opera (Il Parmenide)





1. è necessario ammettere l'esistenza dell'idea di cavallo per spiegare cosa hanno in comuni i vari cavalli sensibili (per spiegare cioè il fatto che noi unifichiamo quelle cose che chiamiamo cavalli in un unico insieme in quanto condividono tutte una stessa proprietà)


2. in questo modo avremo da una parte l'idea di cavallo, dall'altra l'insieme dei cavalli sensibili

 
3. certamente tra l'idea di cavallo e l'insieme dei cavallo sensibili esiste una somiglianza o analogia (in qualsiasi modo la spieghiamo: parusia, metessi o mimesi)


4. non dovremo allora ammettere, per spiegare cosa hanno in comune cavallo ideale e cavallo sensibile, che esista una seconda idea (un terzo cavallo) che rappresenta ciò che hanno in comune la prima idea di cavallo e il cavallo sensibile? naturalmente niente ci impedisce poi di ammettere un'altra idea di cavallo e così via, fino ad avere una mandria infinita di idee di cavallo.
Si parla pertanto in questo caso di "regresso all'infinito".

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